...si dovrebbero " invertire tutti i nostri comportamenti, dallo spreco alla parsimonia, dall’usa e getta al recupero, dall’indifferenza al rispetto, questo è il modo per recuperare speranza, ricordandoci che sobrietà non significa ritorno alla candela o alla morte per tetano. Sobrietà non va confusa con miseria, come consumismo non va confuso con benessere. Nella vita di tutti i giorni, la sobrietà passa attraverso piccole scelte fra cui meno auto più bicicletta, meno mezzo privato più mezzo pubblico, meno carne più legumi, meno prodotti globalizzati più prodotti locali, meno merendine confezionate più panini fatti in casa, meno cibi surgelati più prodotti di stagione, meno acqua imbottigliata più acqua del rubinetto, meno cibi precotti più tempo in cucina, meno prodotti confezionati più prodotti sfusi, meno recipienti a perdere più prodotti alla spina, meno prodotti usa e getta più riciclaggio.
In sintesi la sobrietà si può definire come il tentativo di soddisfare i nostri bisogni impiegando meno risorse possibile e producendo meno rifiuti. Un obiettivo che si raggiunge più sul piano dell’essere che dell’avere. Uno stile di vita che sa distinguere tra bisogni reali e quelli imposti, che si organizza a livello collettivo per garantire a tutti il soddisfacimento dei bisogni umani con il minor dispendio di energia, che dà alle esigenze del corpo il giusto peso senza dimenticare le esigenze spirituali, affettive, intellettuali, sociali. "
[ tratto da un recente articolo di F.Gesualdi, autore di molti saggi sul consumo critico e solidale ]
domenica 29 novembre 2009
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